Nei tempi più antichi l’educazione dei ragazzi avveniva in casa a cura del padre, che insegnava ai figli maschi a leggere, scrivere, fare i conti e faceva loro imparare a memoria le leggi delle XII tavole.

Alla madre spettava l’educazione delle figlie, che dovevano svolgere i lavori domestici e occuparsi della casa.

Alla fine del III secolo d.C. furono organizzate le prime scuole pubbliche. La scuola iniziava a 7 anni. Questo primo livello di scuola aveva una durata di cinque anni e i bambini e le bambine imparavano a leggere, a recitare a memoria, a scrivere e a calcolare.

A 12 anni soltanto i ragazzi che proseguivano gli studi cominciavano lo studio della letteratura sotto la guida di un insegnante greco o egiziano, che si chiamava grammaticus, e dovevano saper leggere, scrivere e tradurre la lingua latina come quella greca.

  

A 17 anni, chi poteva mandava i propri figli a studiare altre materie all’estero, specialmente in Grecia. Chi voleva intraprendere la carriera politica lo faceva sotto la guida di un retore, che insegnava l’arte del parlare e di scrivere in modo efficace e persuasivo.

Le bambine che andavano a scuola imparavano oltre che a leggere, a scrivere e imparare a memoria anche a danzare e dipingere.

Questo tipo d’istruzione ovviamente era possibile solo per le famiglie ricche.

La scuola era spesso una stanza riparata dalla strada da un semplice telo. I maestri erano pagati dai genitori e la disciplina era severissima. Per imparare a scrivere si usavano delle tavolette coperte di cera sulle quali si incidevano i segni con lo stilo, una cannuccia di ferro appuntita.

 

Programma storia quinta elementare

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