L’Iliade fu scritta intorno all’VIII secolo a.C., ma i fatti narrati risalgono al XIII secolo a.C. Essa non narra tutta la vicenda della guerra di Troia, ma solo un episodio cruciale, avvenuto nel decimo e ultimo anno di guerra cioè negli ultimi 51 giorni di guerra: l’ira di Achille che è l’argomento principale dell’opera. E’ composta da 24 libri.

L’Iliade è dunque il poema di Ilio, nome greco della città di Troia. Le popolazioni antiche credevano che i fatti narrati fossero autentici, ma poi con il tempo capirono che molto era leggenda.

La trama

L’antefatto – La principessa Elena, figlia del re Tindaro, era bellissima e tutti volevano sposarla; il padre decise che Elena stessa avrebbe scelto il marito ma che poi gli altri pretendenti non dovevano combattere per questa decisione.

Elena scelse Menelao, re di Sparta e per molti anni vissero felici fin quando a Troia giunse un bellissimo giovane di nome Paride, figlio di Priamo re di Troia.

Durante un banchetto di nozze la dea della Discordia, Eris, che non era stata invitata, lancia una mela d’oro che dovrà essere data alla dea più belle e Zeus sceglie Paride per questa scelta. Il giovane sceglie la dea Afrodite, dea dell’amore,  e lei come ricompensa gli dona la sposa più bella, cioè Elena che era già sposata con Menelao.

Elena innamoratasi di Paride, grazie alla dea Afrodite, lo segue a Troia. A quel punto Menelao vuole riprendersi la sua amata e con l’aiuto dei re Greci, con a capo Agamennone, suo fratello, partirono per una guerra contro Troia.

Tra tutti i re mancava Ulisse, re di Itaca, e Achille, l’invincibile eroe figlio di Peleo. Dopo una serie di episodi anche i due re mancanti parteciparono alla guerra.

Pronti tutti per la partenza, non tirava un po’ di vento quindi le navi non si muovevano, questo perchè la dea Artemide , irritata con Agamennone, voleva che lui sacrificasse la figlia.Il fratello di Agamennone, costretto, con un pretesto fece arrivare la figlia Ifigenia, ma la dea la salvò e poterono partire.

Proemio – Come ogni proemio il poeta si rivolge alla musa ispiratrice, che in questo caso è Calliope. La dea racconterà attraverso Omero gli avvenimenti dell’ultimo anno di guerra. Nel proemio viene fatta una brevissima sintesi sugli avvenimenti principali e cioè l’ira di Achille contro Agamennone e alle varie vicende che hanno portato alla morte di molti eroi greci e troiani.

Trama – Crise sacerdote di Apollo si reca da Agamennone per farsi restituire la figlia Criseide. Nonostante le suppliche il sacerdote è cacciato via, quindi è costretto a chiedere aiuto ad Apollo che punisce i Greci con una terribile epidemia.

Agamennone a quel punto è costretto a cedere e restituisce Criseide al padre, ma in cambio Agamennone vuole schiava preferita di Achille, Briseide. Tra i due scoppia una lite furibonda, Achille si calma dopo l’intervento divino, ma va dalla madre Teti a chiedergli di essere vendicato. La madre allora va da Zeus a chiedergli di assicurare la vittoria dei Troiani sugli Achei, i quali saranno costretti di chiedere perdono ad Achille per continuare al meglio la guerra.

I primi a scontrarsi in campo aperto sono il troiano Paride e il greco Menelao. Elena, che poi era il motivo della contesa, assiste al duello che vede come vincitore il forte Menelao che non riesce ad uccidere Paride in quanto viene salvato da Venere che lo avvolge in una nube e lo porta via.

Si stabilisce una tregua per porre fine alla guerra che ormai dura da 10 anni. Di questa tregua gli dei dell’Olimpo non sono tutti d’accordo, infatti, Era e Atena, schierate dalla parte dei greci, vogliono che la vittoria di Menelao sia suggellata con la distruzione della città di Troia, e quindi fanno in modo che Menelao venga ferito da una freccia e che la guerra continui.

    

Dalla parte degli achei ci sono Apollo e Ares e quindi oltre alla battaglia sul campo ci sono grandi divergenze anche tra gli dei.

A questo punto Ettore , valoroso acheo, consigliato dal fratello indovino, si reca dalla madre Ecuba, invitandola a fare sacrifici per placare la rabbia della dea Atena. Inoltre, convince anche il fratello Paride a ritornare in battaglia. Fatto ciò si reca nella sua abitazione ma non trova ne la moglie ne il figlio, e scopre che sono andate alle mura della città per avere sue notizie. In seguito incontra la moglie Andromaca con la quale ha uno straziante dialogo in quanto lei non vuole che rivada in guerra perchè ha paura che suo figlio rimanga orfano. Ma Ettore non avrebbe mai abbandonato la sua patria.

I soldati troiani si rianimano vedendo nuovamente Ettore e Paride, quindi la guerra continua animosamente. La guerra continua a portare tantissimi morti, per questo motivo fanno una breve pausa. Intanto, Zeus proibisce agli dei di intervenire in battaglia.Ma ricordandosi della promessa fatta a Teti scaglia un fulmine sui greci che vengono respinti fino alle navi.

Agamennone è sconfortato dalla sconfitta ma viene convinto da due valorosi guerrieri, Diomede e Nestore, a convincere Achille a ritornare in battaglia. Achille li ascolta con benevolenza ma rifiuta l’invito.

Durante il buio Diomede ed Ulisse si recano nell’accampamento acheo e fanno una strage di nemici. La guerra ricomincia aspramente, Agamennone viene ferito ad un braccio e quindi è costretto a ritirarsi. Achille che osserva la battaglia dalla nave, manda Patroclo a vedere cosa sta accadendo; il giovane viene così convinto a ritornare in battaglia con l’armatura di Achille in modo da spaventare tutti.

Gli dei vista la situazione trasgrediscono il divieto di Zeus a non intervenire. Poseidone scende in campo per rianimare i Greci ormai sfiniti, intanto Era, seduce Zeus facendolo addormentare in modo che non intervenga a favore dei Troiani.

Quando Zeus si risveglia manda subito Iris a obbligare Poseidone a fermarsi, e Apollo da Ettore per incitarlo alla battaglia. La situazione ormai è diventata disastrosa per i Greci. Patroclo non ha scelta e chiede ad Achille di indossare la sua armatura, così combatte contro la furia del nemico.

Patroclo travestito uccide Sarpedente, figlio di Zeus. Apollo ed Ettore arrabbiati colpiscono Patroclo, il primo alle spalle e il secondo lo uccide con un colpo di spada.

Menelao cerca di recuperare il corpo di Patroclo , il re riesce nella difficile impresa aiutato da Aiace prima che Ettore dopo essersi impossessato dell’armatura lo vuole decapitare.

Achille viene avvertito della morte di Patroclo. L’eroe in preda alla disperazione si sente responsabile della morte del suo caro amico. Superata l’ira nei confronti di Agamennone decide di ritornare in guerra e si fa rifare una nuova armatura , aiutato dalla madre, dal dio Efesto, il fabbro divino.

Zeus visto il ritorno di Achille decide che gli dei possono intervenire, quindi Apollo, Latona, Artemide, Ares e Scamandro si schierarono con i Troiani, invece, Hermes , Atenas, Era, Poseidone ed Efesto con gli Achei.

A questo punto Achille si scontra con Enea, che verrà salvato da Poseidone perchè ritiene che sia uno dei pochi degno ad essere salvato essendo figlio di un uomo e una divinità, la dea Afrodite.Inoltre, ritiene che lui fonderà una nuova città che accoglierà i Troiani scampati alla guerra. Quindi dovrà continuare la stirpe di Dardano, fondatore della città di Troia.

Evitato il combattimento con Enea, Achille si scaglia contro le truppe troiane. Si trova ad affrontare Ettore ma questo viene salvato dall’intervento divino.

Achille è imbestialito sparge sangue ovunque e fa anche 12 prigionieri , che intende sacrificare durante la cerimonia funebre del caro amico Patroclo.

Achille ad un certo punto rischia di annegare ma viene salvato da Poseidone e da Atena e gli consigliano di portare il resto dei Troiani all’interno delle mura della città. A questo punto Efesto, ricaccia indietro il fiume, ma questo nuovo intervento divino provoca uno scontro tra le divinità dell’Olimpo.

Quasi tutti i Troiani sono rientrati tra le mura della città, solo pochi, tra cui Ettore, restano fuori. Lo scontro è inevitabile, Achille vince e preso dalla rabbia per ciò che aveva fatto all’amico deturpa il corpo di Ettore.

Poi viene preparata la cerimonia funebre per Patroclo. Durante una notte ad Achille gli appare in sonno l’amico Patroclo e gli rinnova la profezia della sua morte presso le mura di Troia.

La cerimonia viene svolta, vengono fatte le gare sportive e si prepara i rogo per bruciare il corpo di Patroclo.

Achille trascina il corpo di Ettore intorno la tomba dell’amico. Intanto, Zeus chiede a Teti di convincere il figlio a restituire il corpo del figlio a Priamo accettando i doni che gli offrirà.

Intanto, Priamo contro la volontà della moglie si dirige da solo da Achille e lo supplica, ricordandogli l’amore che il padre Peleo provava per lui.

Dopo un lungo discorso, durante il quale Achille si infuria e poi si calma, accetta i doni di Priamo e restituisce il corpo di Ettore al padre.

Il poema si conclude con Priamo che fa ritorno ad Ilio e poi con le immagini del rogo che brucia il corpo di Ettore e tutti i suoi compagni che lo piangono.

 

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