Il capitolo VIII dei Promessi sposi lo si può considerare legato al settimo.

Il brano inizia con don Abbondio intento a leggere un’opera di san Carlo Borromeo, nella tranquillità di casa sua dopo il trambusto dei giorni precedenti.

Da ora in poi, nella notte tra venerdì 10 e sabato 11 novembre 1628 si susseguono tanti avvenimenti contemporanei, che per motivi narrativi, vengono raccontati in maniera alternata con continue analessi (salto temporale nel passato) e prolessi (salto temporale nel futuro).

Il primo avvenimento, destinato a fallire, è il matrimonio a sorpresa. Quindi mentre don Abbondio è assorto nella lettura, Perpetua gli annuncia la visita di Tonio che era andato a saldare il suo debito, e la donna autorevolmente consiglia al suo padrone di prendere a volo quell’occasione. Don Abbondio accetta la visita e quindi Perpetua scende ad aprire la porta e sulla soglia incontra Agnese che con il pretesto di un pettegolezzo, conoscendo l’indole della donna, riesce ad allontanarla.

Intanto Tonio e Gervaso, i due testimoni, insieme ai promessi sposi entrano in casa.

In silenzio salgono le scale e Tonio, con suo cugino, entrano nella stanza del frate lasciando aperta la porta, quel poco per far entrare Renzo e Lucia.

Tonio, dopo avergli dato i soldi, chiede la ricevuta per guadagnare tempo, così, mentre don Abbondio è intento a scrivere, entrano Renzo e Lucia. In quella circostanza il giovane sostiene per un braccio la sua amata che è impaurita per quello che sta per fare, ed è la prima volta che i due abbiano un gesto del genere perchè Lucia, per il suo carattere riservato, è molto schiva.

Renzo appena entrato, approfittandosene dell’effetto sorpresa, subito pronuncia le promesse matrimoniali. Arrivato il momento di Lucia, il prete d’istinto butta sulla giovane il tappeto del tavolino, impedendo di pronunciare la formula intera.

Con una destrezza inaspettata fa cadere la lucerna, facendoli rimanere al buio e chiede aiuto a gran voce.

Così Perpetua cerca di accorrere subito dal prete e intanto il sagrestano suona le campane, svegliando l’intero paese. In contemporanea i bravi sono accostati sotto la casa di Lucia per rapirla e il giovane Manico, di ritorno da fra Cristoforo, incontra i bravi che si rivolgono a lui in modo molto minaccioso, ma fortunatamente viene salvato dal suono delle campane che porta a fuggire i malviventi, i quali credono di essere stati scoperti.

Intanto testimoni e promessi sposi escono di corsa dalla dimora del curato e si dirigono verso casa di Agnese ma incontrano Manico che invita le donne di non rientrare spiegandogli tutto quello che era accaduto e quindi li conduce al convento da padre Cristoforo.

Dopo il suono delle campane alcuni abitanti del paese giungono da don Abbondio per capire cosa fosse successo, ma lui li lascia senza una vera spiegazione.

Renzo, Lucia ed Agnese, una volta giunti al convento, parlano con il frate che gli spiega che non hanno fatto nulla di male, parole che servono soprattutto a Lucia che si sente in colpa per avergli nascosto il piano. Inoltre, gli dice che Dio avrebbe provveduto a loro e gli dà istruzioni sui luoghi da raggiungere e i mezzi da prendere.

Renzo sarebbe dovuto andare a Milano per essere accolto nel convento di Porta Orientale con una lettera per frate Bonaventura da Lodi , invece le donne dovevano dirigersi a Monza al convento dei cappuccini.

I tre si avviano al lago, lo scenario si fa silenzioso, il capitolo è chiuso con i pensieri di Lucia e il suo “Addio ai Monti”, uno dei momenti lirici più elevati del romanzo di Manzoni dove la giovane saluta commossa i luoghi a lei familiari.

 

Manzoni e i Promessi sposi