La lotta per le investiture

Per lungo tempo i vescovi venivano eletti non per la loro santità, ma piuttosto per la loro fedeltà all’imperatore. Quindi spesso avevano comportamenti amorali che non si confacevano a un vescovo. I vescovi e gli abati che amministravano i feudi diventarono sempre più simili a dei signori laici, si dedicavano alla guerra, andavano a caccia e spesso non rispettavano il celibato. Nello stesso periodo cominciò a diffondersi anche la simonia e cioè la vendita delle cariche ecclesiastiche più importanti.

Quindi questa eccessiva corruzione del mondo ecclesiastico portò al diffondersi tra il popolo cristiano una nuova sensibilità religiosa, infatti, furono riscoperti aspetti del Vangelo che fin ad allora erano stati trascurati.

Poichè i vescovi corrotti erano nominati dall’imperatore, si venne a creare un certo malcontento da parte del popolo che cominciò a pensare che la causa principale di questa corruzione della Chiesa fosse l’intervento dell’imperatore nelle scelte religiose. Da questo momento in poi si può dire che cominciò una riforma della Chiesa.

Proprio per contrastare la decadenza del clero nacque un movimento che predicava povertà, umiltà e la rinuncia dei beni terreni. Tale movimento nacque nell’abbazia di Cluny, fondata nel 919, in una cittadina francese.I monaci di Cluny misero al centro della vita monastica la preghiera e il lavoro. Ovviamente c’erano tantissime altre regole da seguire come il rispetto del silenzio durante tutta la giornata, la sobrietà nel vestire ecc.

Sull’esempio di Cluny nacquero numerosi ordini monastici come i certosini e i cistercensi in Francia e i camaldolesi e i vallombrosani in Italia.

 

Accanto agli ordini religiosi nacquero anche gruppi di laici che chiedevano un ritorno alla povertà e alla semplicità delle prime comunità cristiane. Infatti, a Milano si formarono i patari (straccioni), il cui nome deriva dal mercato locale, essi chiedevano al clero che si comportasse in modo adeguato e si rifiutavano di ricevere l’eucarestia dai sacerdoti sposati o indegni.Vicino a queste ideologie fu Anselmo da Baggio, il futuro papa riformatore Alessandro II.

Cominciò una vera e propria lotta alle investiture, per chi dovesse eleggere vescovi ed abati.

La riforma della Chiesa ebbe risvolti importanti con Nicolò II il quale, nel 1059, stabilì l’annullamento del Privilegio di Ottone, decretando che l’elezione del pontefice dovesse avvenire senza l’imposizione dell’imperatore.

Il suo successore Gregorio VII reagì ancora più duramente al potere dell’imperatore, emanando nel 1075 il Dictatus  Papae (Dichiarazione del papa). Questo documento sanciva la superiorità del papato sull’impero e quindi stabiliva che solo il papa poteva nominare vescovi ed abati. Inoltre, il papa poteva deporre gli imperatori. In pratica il papa poteva essere considerato superiore all’imperatore e quindi l’autorità religiosa doveva prevalere su quella laica.

Ovviamente questa legge non piacque agli imperatori del Sacro romano impero germanico, quindi l’imperatore Enrico IV continuò a nominare gli ecclesiastici. Questa situazione aggravò i rapporti tra Papato e Impero. L’imperatore Enrico IV depose Gregorio VII, che a sua volta nel 1076 scomunicò l’imperatore. Temendo di perdere il trono e il controllo Enrico IV decise di scendere in Italia e implorare il perdono del papa. Il papa ospite della contessa Matilde lo fece aspettare per tre giorni sulla neve per poi perdonarlo.

In seguito Enrico IV fu nuovamente scomunicato. Questo lungo scontro, cioè la lotta per le investiture, continuò anche dopo la morte dei due avversari. Tale lotta si concluse solo nel 1122 con il concordato di Worms. Tale accordo stabilì che il diritto di nominare i vescovi spetta solo al papa, mentre all’imperatore era concessa la facoltà di partecipare all’elezione dei vescovi e di concedere feudi ai membri del clero. Questo concordato era un compromesso, in effetti non accontentava nessuno, però almeno si cominciava a capire che il potere temporale e il potere spirituale dovevano rimanere divisi.

 

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