Giosuè Carducci nacque a Val di Castello in provincia di Lucca nel 1835 e morì a Bologna nel 1907.

Fu un personaggio poliedrico, dalle mille sfaccettature; divenne uno dei più importanti studiosi di letteratura latina e greca e svolse anche l’attività di critico letterario e professore presso l’Università di Bologna. Divenne anche un appassionato della letteratura moderna.

Era un uomo anche attivo politicamente prima fu un anticlericale, poi cominciò a sostenere la monarchia.

Nel 1906 fu il primo tra gli scrittori italiani a ricevere il premio Nobel.

Ordinò i suoi componimenti in raccolte per temi in base alla loro struttura e li divise in Juvenilia, Levia gravia, Giambi ed epodi, Rime nuove, Odi barbare, Rime e ritmi.

Era così appassionato della letteratura greca e latina che cercò di riprodurne il sistema metrico applicandolo alla lingua italiana contemporanea, che il poeta a paragone delle lingue antiche la riteneva poco raffinata.

Carducci quindi nelle sue opere sperimentò e giocò con la lingua italiana cercando di ottenere risultati più raffinati e quindi migliori del passato.

Pensava che le poesie dovessero anche esprimere un impegno civile, quindi il poeta ha il compito di trasmettere i valori però utilizzando i modi della letteratura classica, cioè in modi eleganti e armoniosi.

Carducci compose anche opere dove esprimeva sentimenti relativi all’ambito familiare come Pianto antico che il poeta scrisse per la morte prematura del figlio Dante.

Per Carducci il suo passato era gioioso e si contrapponeva con un presente triste e deludente.

 

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