Il Canzoniere è una delle due opere di Petrarca scritte in volgare, l’altra è i “Trionfi”, che è rimsto incompiuto.

Il Canzoniere è l’opera che ha dato la fama a Petrarca, anchs se se lui stesso credeva che l’immortalità presso i posteri gliela avrebbe data le opere in latino. Tutto ciò perchè il poeta credeva che i classici dovessero essere emulati, e che il latino avesse maggiore dignità del volgare. Questo suo modo di pensre vine fuori anche da una lettera diretta a Boccaccio dove mette in evidenza il fatto che la Commedia di Dante avrebbe potuto raggiungere un livello più alto se fosse stata scritta in latino.

Lui comincia ad usare il volgare per un’opera che lui stesso considera di dignità minore, infatti, per descrivere queste liriche usa il termine nugae, cioè bazzecole, cose da poco. Anche se poi l’impegno che ci mette Petrarca negli anni, per curare quest’opera, fu grandissimo e quindi il suo può sembrare un discorso contraddittorio. Ma probabilmente, comincia ad usare il volgare perchè visto che il latino aveva raggiunto un livello di perfezione altissimo, non poteva essere più migliorato, invece il volgare poteva ancora essere modificato e reso migliore.

Comunque alla fine anche se per lui il latino, al contrario di ciò che pensava Dante, era la lingua per eccellenza, voeva dimostrare che si poteva fare poesia di alto livello anche con il volgare.

Il Canzoniere, il cui titolo originale è Rerum vulgarium fragmenta (Frammenti di cose volgari). Scritto da circa il 1336 al 1374, cioè fino agli ultimi giorni della sua vita. Quindi visto che copre moltissimi anni della vita di Petrarca, la si può considerare un’opera aperta, che cambia nel tempo con l’autore.

Nella sua forma ultimata il Canzoniere, visto che Petrarca fino alla morte fece circa 9 redazioni, comprende 366 componenti (quanti sono i giorni di un anno bisestile), di cui 29 canzoni, 317 sonetti, 7 ballate, 9 sestine e 4 madrigali.

 

La materia quasi esclusiva del Canzoniere è l’amore del poeta per Laura, una donna incontrata il 6 di aprile, di venerdì santo, in una chiesa di Avignone, nel 1327. In quest’opera viene fuori un amore umano e terreno che non esclude l’aspetto sensuale, ma nello stesso tempo quest’amore provoca sofferenza a Petrarca in quanto è inappagato e tormentato.

In base a Laura il Canzoniere può essere diviso in maniera tematica in due parti. La prima comprende i componimenti che vanno da 1 a 263 e sono “in vita di Laura”; la seconda parte comprende le liriche che vanno dalla 264 alla 366 e sono le liriche “in morte di Laura”.

La prima parte si apre con il sonetto proemiale “Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono“, in cui Petrarca si rivolge ai lettori del Canzoniere chiedendo loro di avere pietà per il suo sentimento amoroso così terreno e quì traccia un quadro negativo della sua vita che è stata vissuta nella schiavitù di quest’amore tormentato.

Nelle liriche della prima parte si trovano anche alcune di argomento diverso come “Italia mia, benchè ‘l parlar sia indarno” che è di argomento politico.

Nelle rime in morte di Laura, per Petrarca il mondo sembra scolorire e diventare squallido, anche se la passione non scompare.

La canzone conclusiva è dedicata alla Vergine Maria” ed è “Vergine bella, che di sol vestita“, cioè invoca la bontà della Madonna e cerca da lei perdono per raggiungere finalmente la pace.

Nel Canzoniere Petrarca usa molto le antitesi e gli ossimori. I primi, consistono nell’usare coppie di sostantivi o verbi di significato contrastante come riso\pianto, pace\guerra in modo da mettere in evidenza anche le oscillazioni del suo animo.

Ricercato è anche l’uso di dittologie, cioè parole di significato analogo.

Usa inoltre una sintassi semplice e usa dei polisindeti per coordinare i vari elementi del discorso.

Vedi la FIGURA DI LAURA

 

Programma di letteratura superiori