L’agricoltura e l’allevamento

L’economia dell’antica Roma fu sempre basata sull’agricoltura e sulla pastorizia. Durante la monarchia e la repubblica le terre erano coltivate da piccoli proprietari e dalle loro famiglie; poi con il passar dei secoli, i poderi più piccoli furono abbandonati perchè gli uomini erano spesso impegnati in guerra, perciò i loro terreni passarono sotto il controllo dei ricchi proprietari terrieri, che facevano lavorare i loro schiavi.

In pianura si coltivavano i cereali e gli ortaggi, lungo gli Appennini la vite e l’olivo; molte terre erano adibite a pascolo.

Si allevavano i buoi per i lavori nei campi, i maiali, le capre e le pecore per la lana e il latte con il quale si facevano i formaggi. Si allevavano anche cavalli usati dall’esercito e nelle corse dei giochi, mentre gli asini erano destinati al trasporto delle merci e al traino dei carri. L’apicoltura era praticata per ottenere il miele e la cera.

Con l’estendersi dei territori conquistati o governati da Roma, divenne sempre più frequente il commercio di prodotti con i popoli che via via entravano a far parte dell’impero. Fu, a un certo punto, più conveniente importare prodotti dell’agricoltura da questi paesi piuttosto che produrli in Italia.

    

L’artigianato e il commercio

Durante i primi secoli di vita dello stato romano la produzione degli artigiani era modesta e veniva venduta al centro e al sud della penisola italiana. Nel periodo imperiale la produzione artigianale aumentò e le merci italiane furono vendute da un capo all’altro dell’impero.

La maggior parte delle perci viaggiava via mare su grosse navi mercantili, ma lo sviluppo del commercio fu anche favorito dalle strade che confluivano tutte verso il centro dell’impero: Roma.

Le navi usate per i trasporti si chiamavano onerarie. Il loro carico consisteva in oggetti, materie prime e generi alimentari che venivano conservati dentro alle anfore. Una nave oneraria poteva trasportare fino a 10 000 anfore.

Roma divenne il centro degli scambi commerciali.

 

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